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Perché romanzo work in progress?
• capitolo 1 [luglio 2009] |
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[Capitolo 5]
Quando il pomeriggio della domenica seguente François entra di corsa nel portone della casa di Sandro piove forte. Ha lo zaino sulle spalle, i lunghi capelli biondi raccolti in un berretto di tela griffato. A vederlo così, seppur nei suoi modi mascolini in lui c'è qualcosa di femminile, ad esempio nella disinvoltura con cui butta qua e là i suoi gesti, forse per deformazione professionale, rendendoli a prima vista leggeri come piume. Nel salire le scale pensa alla scopata lampo dell'altra notte in macchina, e come quella abbia fatto ritrovare di nuovo complici Sandro e lui. L'obiettivo taciuto era ripeterla; e non sapendo di complicarsi la vita, è lui a decidere d'impulso di ritornare sul luogo del delitto con il cadavere ancora caldo. François è del resto un ragazzo dall'orgasmo facile, forse si è capito; e come la maggioranza dei giovani della sua età non ha bisogno di carezze e di coccole, né di frasi sdolcinate. È semplice e carnale, disposto a offrire il suo corpo senza inibizioni, senza addossare colpe. Poi Sandro gli piace fisicamente, e questo a lui basta. « Salut !» gli dice sulla soglia della porta. Quindi lo abbraccia e lo bacia sulla bocca. «Scusa» mormora Sandro quando si staccano. «Scusa di che?» «Dell'altra notte, in macchina...» «Va' fammi entrare, mon ami ...» gli ordina con quella erre moscia innata, e sorride. Mezzora più tardi entrano nella camera da letto. Sandro rimane immobile ad ammirarlo, in silenzio: gli sembra più bello del ricordo. Che gli serve per dimenticare Giacomo... «Che fai, non vieni?» domanda François, facendogli segno con la mano di sdraiarsi. Sandro si siede sul letto, accanto a lui. François inizia a leccargli la nuca. Sandro rabbrividisce, e gli viene una leggera pelle d'oca. Gira il busto, si abbassa e lo bacia sulla bocca. L'altro lo avvicina a sé, e si ritrovano uniti, corpo contro corpo. François fa quindi leva sulla gamba sinistra, e si mette a cavalcioni sulle cosce di Sandro. Ecco, si guardano in viso. Gli occhi dell'uno fissi nello sguardo dell'altro. «Pensavo che non mi avresti più voluto vedere...» dice François. Fanno sesso lentamente, senza parlare. Niente furie, come l'altra sera in macchina, né acrobazie. Solo il lento ondulare dei loro corpi, fino al raggiungimento di un orgasmo sereno, quasi elementare. Un orgasmo consapevole. «Mi è subito piaciuto fare sesso con te...» dice François più tardi, stringendosi al corpo dell'amico. Si interrompe, il tempo necessario a buttar fuori il fumo aspirato avidamente, e gli passa la canna. «Oggi è diverso...» continua. «Oggi a noi ragazzi viene fatto credere che chi sta dalla parte giusta può avere tutto. Sesso e soldi...» «Questo forse è vero per chi fa marchette a 300 euro a botta...» lo interrompe Sandro con una leggera ironia nella voce. Poi gli restituisce il fumo, dopo aver tirato profondamente. «Touché mon ami...» gli risponde François. «Touché !» «Non c'è dubbio che è bello vederti di nuovo, vederti nudo, e averti qui nel mio letto...» gli dice Sandro, guardandolo dritto negli occhi. Lì a pochi centimetri dal suo naso, respirando il fiato dell'altro. «Io avevo veramente perso la testa per te...» gli sussurra François quasi subito, e con lentezza. Di colpo cambia espressione e tono di voce. «Una notte avevo sognato un ghepardo che si avvicinava lentamente e di soppiatto alla finestra della stanza dove dormivi. Improvvisamente, dopo essere balzato, l'animale aveva rotto il vetro e ti aveva attaccato alla gola, e tu urlavi il mio nome e perdevi sangue, e io urlavo più forte di te Sono io il ghepardo, brutto bastardo, sono iooooo...! » Adesso Sandro lo guarda ammutolito. E' incredibile quante cose possono cambiare tra due persone, pensa Sandro in quel preciso momento. Un giorno si crede che quella persona sarà il proprio compagno per l'eternità, e tre mesi più tardi ci si imbatte in lei per strada e non si sa cosa dire... «Ho incasinato tutto...» mormora Sandro, con le labbra ancora attaccate a quelle dell'altro. «Si, ho incasinato proprio tutto! Le cose non si possono prevedere, capitano e basta. Ci sono stati giorni e settimane e poi mesi intensi, e ora essi giacciono impilati in un mucchio inutile, senza significato. Siamo dei sopravvissuti, ecco cosa siamo ora, Giacomo ed io, due amanti a una svolta.» Nel frattempo la stanza e i suoi occupanti abbassano le luci, come un'auto abbassa i fari quando ne incrocia un'altra durante una corsa nottuna. Quanto sta per ripetersi non è dunque una novità, e forse avviene perché entrambi hanno bisogno soltanto di una complicità reciproca e incondizionata che scenda sui loro inferi privati. «Hai dei bellissimi occhi, sai?» gli dice Sandro poco dopo. Ed è sincero. François gli sorride, e gli tocca lievemente le labbra umide sfiorandole appena con l'indice della mano destra. « Que reste-t-il de nos amours? Que reste-t-il de ce bons jours? Une photo, vieille photo de ma jeunesse...»*
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