Indice dei racconti | [14] | ||
Alois Braga ha scritto numerosi racconti brevi e un solo romanzo, anche se lui non ha mai osato definirlo tale. Poco prima di morire pubblica on line Aveva quasi smesso di piovere, un racconto lungo a più movimenti: forse il migliore, certamente quello della maturità. Questo racconto è tratto dall'e-book: |
ACCADDE COSI', IN METROPOLITANARacconto di Alois Braga
Quella mattina lui si sentiva così, lacerato dentro. Quel senso di malessere però, quasi generalizzato, che saliva dallo stomaco e si irradiava lentamente in tutte le altre parti del corpo, non era niente a confronto del senso di impotenza che adesso lo stava assalendo. Si sentiva soffocare tra la gente là, in piedi, pressato in un angolo del vagone. Da allora iniziarono a conoscersi meglio. La complicità profonda e misteriosa che li teneva uniti, offrì loro l'occasione di interessarsi l'uno all'altro sotto diversi aspetti. Poco alla volta compresero che il loro senso di comunanza e la fisionomia della loro amicizia erano del tutto particolari. Non avevano dubbi. Quel che più contava, iniziarono a rendersi conto che quella specie di educazione sentimentale che iniziarono a sviluppare insieme, avveniva nella profonda convinzione di essere fuori della norma. Poi arrivò il primo anno d'università, e la loro voglia di capire. Fu soprattutto la letteratura americana dei mitici anni Settanta - con la sua produzione di romanzi omosessuali - e l'opera di Jack Kerouac a segnare quella stagione della loro vita insieme.
Fu una scoperta nuova, sotto tutti i punti di vista. Iniziarono così a capire, e a rendersi conto, che quell'armonia profonda che avevano cercato e poi trovato nel profondo di loro stessi - e di cui il loro amore ne era la manifestazione più alta - non doveva e non poteva essere vissuta in solitudine, fra le quattro mura di una stanza. Molti non riuscivano ad andare oltre, non riuscivano ad accettarsi e, come Verlaine, tradivano se stessi per compiacere il mondo. Ma quei due ragazzi non volevano affatto compiacere il mondo. Né accettare la propria solitudine per loro voleva dire lamentarsi, autocommiserarsi, ma reagire, prendere coscienza, accettare il proprio corpo, cervello e tutto quello che avevano in comune. A chi diceva loro che i ragazzi che amano altri ragazzi sono nevrotici, incapaci di avere una relazione matura, che sono destinati a fare "cose sporche", di meritare solo la punizione divina e lo stigma sociale, loro rispondevano con la voglia sfrenata di libertà, alla luce del sole, andando in giro mano nella mano, felici e sereni, e guardando con ottimismo e dignità alla loro condizione. In seguito lui ha scritto spesso di Federico e di sé, della loro passata educazione sentimentale, con la consapevolezza propria di chi ha fatto la scelta giusta e di quanto la morte dell'amico, dolorosa e improvvisa, abbia riscattato in lui la voglia a confrontarsi con una condizione impegnativa, ma reale. Ora lui si rende però conto di non aver nient'altro al di fuori di se stesso. Di non poter vivere senza avere accanto qualcuno da amare. Tutto in lui è ormai in via di estinzione. A volte sente lo sguardo indiscreto della gente posato su di lui, quello sguardo di sempre che ora trova di una violenza inaudita. Perché è come se questi gesti gli ricordassero continuamente che a lui manca qualcosa. E che non può più essere felice. Allora si vede con il corpo squarciato, sanguinante, una parte dolorante di sé dalla quale è stata separata l'altra metà. Vorrebbe spiegare che Federico gli manca, sì, ma che non avverte la propria solitudine come una disperazione, come una lenta e inesorabile agonia. Purtroppo sa bene che non è così. In questo suo lento trascinarsi amorfo all'ombra dei ricordi è come se lui dovesse ricapitolare tutto quanto il suo passato e la sua vita per rinascere. Improvvisamente a quell'ora della notte, là in attesa della metropolitana, mentre cammina avanti e indietro sulla riga gialla di quel marciapiede deserto, avverte l'impulso irrefrenabile di tuffarsi nel rumore assordante del treno che sfreccerà dall'imbocco della galleria. Nel giro di pochi istanti è in grado persino di immaginare davanti a sé la scena a rallentatore. Fotogramma dopo fotogramma: vede lui che si getta sotto il treno, l'impatto violento e disastroso, il corpo che sbalza a una ventina di metri, il rumore assordante e prolungato dell'arresto del treno. E con esso, l'arresto silenzioso e definitivo del cuore e cervello di lui ragazzo. Un ragazzo di appena ventitre anni. Questi sono i versi scritti a pennarello sul foglio di carta igienica trovato nella tasca destra dei suoi jeans qualche ora dopo:
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