Indice dei racconti | [19] | ||
Alois Braga ha scritto numerosi racconti brevi e un solo romanzo, anche se lui non ha mai osato definirlo tale. Poco prima di morire pubblica on line Aveva quasi smesso di piovere, un racconto lungo a più movimenti: forse il migliore, certamente quello della maturità. Questo racconto è tratto dall'e-book: |
SEMPLICEMENTE PERSIRacconto di Alois Braga
Svegliandosi accanto a Francesco, Daniele sentì una di quelle improvvise sensazioni di felicità che sul momento sembrano giustificare la nostra esistenza. E questa cosa la avvertì nell'istante preciso in cui vide la schiena nuda dell'amico, accanto a sé. Sì, era proprio felice, di una felicità che si percepisce ma non si riesce a spiegare, che invade anche i sogni e ci balza alla gola nel momento del risveglio. Passò lentamente la mano aperta sul dorso nudo di Francesco, come a sfiorare una cosa preziosa, accarezzando quel corpo longilineo. E ne avvertì il calore della pelle come una energia vitale arrivargli dritto al cervello. Avrebbe voluto voltare l'amico tirandolo verso di sé, appoggiargli il capo sul petto, ringraziarlo. E poi fare di nuovo l'amore con lui. Daniele aveva parecchi anni più di Francesco; ed egli non era come l'altro che, svegliandosi in quello stesso momento, sbirciava l'amante e si girava riaddormentandosi. *** Tre mesi dopo Daniele era al volante della sua Grand Vitara 3 porte bicolore e viaggiava velocemente nel traffico di una città che si faceva ogni giorno più alienante. C'era molto freddo, ma un sole pallido, sfavillante, luceva sui palazzi di vetro e acciaio. Francesco se ne stava rannicchiato al lato opposto del sedile. Aveva la sua immancabile sigaretta accesa, stretta tra le labbra. Gli occhiali da sole con le lenti scure e la montatura nero antracite glI nascondevano la cosa più bella del suo viso: gli occhi. "Daniele, la tua vita è una vertigine lenta, senza musica…" disse Francesco d'un tratto. "Sembri sempre combattuto tra la noia e il sentimento oscuro di compiere un dovere." "C'è quell'altro ragazzo, oppure no? - gli chiese tra i denti, Daniele. Francesco si girò dalla parte opposta, verso il finestrino. Stava per dire una squallida bugia, e non avrebbe voluto, una di quelle inventate sul momento per calmare la gelosia dell'amante. "Ti ripeto di no!" si lasciò sfuggire Francesco, tra una tirata di fumo e l'altra. Daniele ricordava pressappoco ogni cosa della discussione di prima, in casa. Ogni schifosissima e insignificante parola. Sapeva esattamente che l'altro gli aveva mentito, spudoratamente. Glielo aveva letto negli occhi - gli stessi occhi ora nascosti dalle lenti scure degli occhiali da sole - a colazione, mentre Francesco si spalmava la marmellata d'arance su una fetta biscottata. E in quel preciso istante Daniele si rese conto lì, che tutta la sua vita dipendeva da un ragazzo che invece di stare a sentirlo si preoccupava unicamente di spalmare la marmellata d'arance su una insignificante fetta biscottata. E fu come se stesse turbinando giù da un tubo di scarico. Si fermò di lato alla strada per prendere fiato, e accese una sigaretta: la prima della giornata. Rimase un attimo immobile, il capo abbandonato sul poggiatesta dello schienale, gli occhi chiusi, aspirando adagio il fumo. Sentiva la presenza del sole sulla pelle del viso, e questo lo rincuorava. Il silenzio era assoluto. Riaprendo gli occhi, si voltò verso l'amico. Francesco era immobile, con lo sguardo proiettato oltre il parabrezza dell'auto. "Esisterà certo una soluzione" disse quasi subito. "E anche se non esiste dobbiamo trovarla!" "Probabilmente è così" rispose di lì a qualche attimo, Francesco. Francesco non era sicuro di comprendere appieno quello che l'altro stava cercando di dirgli. Intanto l'orologio digitale del cruscotto indicava le dieci e quaranta. Avrebbe dovuto essere all'università già da un pezzo. Francesco aggrottò le sopracciglia. Per diversi minuti fissò Daniele con sguardo penetrante ma non ostile. Si schiarì la gola, poi si rivolse all'amico che nel frattempo aveva messo in moto e ripreso a guidare, facendo girare nervosamente il pacchetto di sigarette stretto in una mano. "Una tregua è una poesia" esclamò poi Francesco. "Sì Francesco, e una poesia è una tregua. Grazie, non sono ancora rincoglionito e non ho bisogno che mi ricordi i miei versi" rispose Daniele. Francesco si girò verso l'amico. Si appoggiò su un gomito, la testa sulla mano. "Ho sempre pensato che stessimo bene insieme, la coppia perfetta che tutti invidiano... Beh, forse lo eravamo anche. E adesso?" "Adesso…" disse Francesco, con un tono di voce tranquillo. "Adesso non riesco a immaginare come sia la mia vita senza di te." Daniele fermò la macchina un'altra volta, ma il motore rimase acceso. "Avresti dovuto immaginarlo prima!" disse unicamente. "Non ho un altro, te lo vuoi ficcare in testa, cazzo!" disse Francesco. "Nessun altro ragazzo. Solo tu, per sempre!" Dopo quel gesto improvviso, rimasero entrambi in silenzio per alcuni minuti dentro l'auto. Lasciarono che il tempo fugasse le loro incertezze, lentamente. E come in un fermo immagine rimasero immobili a scrutarsi per uno spazio di tempo indeterminato. Ma Daniele sentiva il bisogno della mano dell'altro crescergli dentro, di un contatto fisico che lo rassicurasse, di una prova definitiva. E Francesco lo avvertì, con quella intensità cui l'amico lo aveva abituato sin dall'inizio del loro rapporto. "Ti voglio così come sei, non importa che tu sia quello di prima" disse Daniele rompendo l'incanto del momento. "Come un fiume di cui io so la composizione dell'acqua ma non conosco i ritmi del suo scorrere colorato." Allora Francesco capì che poteva finalmente agire, e si chinò su l'amico.
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