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QUELLI della Cooperativa erano stati gentili. Anche se non lo avevano mai guardato negli occhi. In due, si erano messi, per dirgli che non avrebbero mai voluto, ma purtroppo... Erano mesi che le reti venivano su come mammelle vuote. Settimane che molte barche neppure uscivano. I pesci sembravano essersene andati altrove. Qualcuno, nel bar, di quelli che leggevano il giornale ogni mattina, diceva che era colpa del buco nell'ozono. Uscì dal basso edificio della cooperativa. Sul molo la Zara stava riparando una rete della barca del marito. L'unica donna del paese che accomodava le reti. Il ragazzo pensò di andare da lei e raccontarle il fatto. La Zara era meglio di un uomo, per capire certe cose. Ma poi avvertì che l'unico desiderio che aveva era starsene da solo e si avviò verso la spiaggetta. Si sentiva svuotato, più stanco che se avesse passato notti e notti a tirare su reti. Si sedette sul solito scoglio. Lo scoglio della consolazione, lo chiamava. Ci veniva sempre quando era triste. Il suo sguardo si perse nell'azzurro dell'acqua. Suo padre lo portava sempre allo scoglio, quando voleva parlargli. Come quella volta, alla fine della terza media, quando gli aveva spiegato, con una voce incerta e dolce come mai aveva avuto, che la scuola finiva lì. Che gli dispiaceva, che sapeva che lui era il primo della classe, ma che di soldi ce n'erano pochi. E che, adesso che erano arrivate le gemelle, anche meno, ce ne sarebbero stati. E che la scuola era in città, e che lui, Antonio, avrebbe dovuto andare in convitto, e che il convitto costava, e che i libri costavano. E che tutto costava, in città. Antonio, invece, all'inizio quella vita l'aveva odiata. L'odore era puzza, gli dava la nausea; di amici, fra quegli uomini così più grandi di lui, che gli facevano battute che lui non capiva, non se ne era fatti. Anche suo padre gli sembrava un estraneo, sull'Anita. Rimaneva solo la fatica. E la nostalgia dei libri che aveva imparato ad amare, e dei compagni che se ne erano andati in città, in convitto se ne erano andati... Anche quelli che a scuola erano molto meno bravi di lui. Ma i loro padri non erano pescatori, e non avevano messo al mondo due gemelle che si succhiavano i pochi soldi che c'erano. Poi era successa una cosa. La sua vecchia insegnante di lettere, un giorno che aveva portato a Elvira la biancheria da stirare, aveva lasciato anche un libro: "Il vecchio e il mare". " Per Antonio.", aveva detto. "Gli piacerà." Poi la disgrazia. Una notte in cui il mare aveva arrogantemente alzato la posta della sfida che da sempre lancia agli uomini, suo padre era caduto in acqua. E in quel nero e bianco delle onde impetuose era rimasto. Ma poi. Ed era arrivata la chiamata della Cooperativa. Non riusciamo più a pagarti, gli avevano detto. Sei il più giovane, tu. Non possiamo mettere a casa padri di famiglia, capisci, vero? E lui aveva pensato: io ho famiglia, sono anch'io un capo famiglia. Ma se ne era stato zitto. Perché quello che gli era arrivato come un pugno nello stomaco non era stato il pensiero dei soldi. Ma capire all'improvviso che non ci sarebbero state più quelle notti, con i motori delle barche che con il loro sommesso brontolio tenevano sveglie le stelle, con l'aria fresca che pungeva gradevolmente il viso. Con quell'odore. Ti parlava, quell'odore. Il sole stava calando. Lo scoglio perdeva lentamente il suo calore. Antonio si era riempito lo sguardo di mare. Era come se lui stesso fosse diventato tutto azzurro. Aveva parlato con suo padre, gli aveva raccontato del licenziamento, di come gli sarebbe mancata quella vita. Anche la fatica, papà, gli aveva detto, anche quella mi mancherà. Gli sembrò di sentire una carezza sui capelli, e la voce del padre che gli diceva: ma il mare nessuno potrà togliertelo. E' tuo, il mare. E' con Amid che sale per la prima volta al piano più alto dell'edificio. Fino a ieri Antonio ha fatto lavori negli scantinati. Salgono per quelle scale che hanno gradini appena accennati. Salgono in silenzio, tenendo stretto il sacchetto con il pranzo.
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