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  Francesca Ceci
  Istantanea contemporanea
Racconto [5]

 

     
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Quasi l'acqua arriva a bagnarmi i piedi ma non ci riesce, è troppo debole e si ritira prima di toccarmi. Ho assunto questa posizione che poco e male si addice ad una spiaggia d'inizio estate, non sento ancora quel caldo insostenibile ma neanche è naturale che io me ne stia seduta per terra con le gambe piegate come a rannicchiarmi da quello che vedo.
Mi guardo intorno e mi chiedo se quello che mi sta circondando e se le voci che mi attraversano siano l'amore.
Non è pieno agosto né sabato, la mia indagine si fa più limitata nel tempo e nello spazio, non so perché ho scelto come campione delle mie riflessioni un lembo di sabbia ancora fresco. Probabilmente proprio perché manca quella folla e quel vociare indistinto e confuso della piena stagione. In questo modo riesco a guardare e a sentire. Spero di riconoscerlo.
Alle mie spalle sento qualcuno che deve essere una giovane coppia che si scambia riflessioni su argomenti più grandi di loro, hanno la voglia e la forza di parlare tanto di prima mattina, non hanno un tono sommesso né stanco né svogliato. Arrivano alle mie orecchie davvero appassionati di quello che pensano reciprocamente e che si stanno scambiando.
Da destra arriva così sottovoce che non me ne accorgo, mi schizza un po' di sale sul viso correndo sul bagnasciuga, non mi sorride e non si scusa perché non se ne accorge, guarda sempre e solo dritto davanti a sè. Io lo seguo con lo sguardo fin dove riesco a distinguerlo tra gli altri bagnanti che passeggiano più lentamente. Il suo cane lo segue con tutto il corpo tenendo il passo ma senza superarlo. Forse è lui che ama il ragazzo e non viceversa.
Con il salire del sole gli arrivi aumentano. Ancora non è troppo caldo quando arriva una signora giovane con tre bambini uguali di età diverse, con giocattoli colorati, formine di pesci e rinoceronti, secchielli e materassini di tutte le misure, uno che si addice ad ognuno di loro. Restano con le magliette di cotone per non scottarsi, i loro nasi vengono riempiti rapidamente di crema bianca e gialla ma loro non sembrano sentire caldo né freddo, aspettavano solo di giocare con la sabbia bagnata. E lei aspettava solo di poterli guardare da così vicino.
Sotto l'ombrellone piantato a mano, un po' storto, ci sono due sedie scolorite uguali, diverse da tutte le altre sdraio. Ci abitano due anziani che sembrano uguali anche loro. Stesso cappello di paglia, stesso pantaloncino bianco, solo lui ha la canottiera, lei porta un costume nero intero. Ma sono seduti allo stesso modo, lei intenta a risolvere distrattamente un cruciverba, lui con gli occhi chiusi che pare ridestarsi alla voce bassa di lei che gli chiede consiglio. Ciò che mi colpisce di più è che identico è il loro colore di pelle. Appena un po' rosato, sembra mostrare luci opache e ombre sottili nelle pieghe delle rughe sui visi e nella pelle raggrinzita delle braccia e delle gambe. Non avrei pensato le stesse cose vedendoli in inverno. La stagione mi fa rendere conto di come siano invecchiati insieme, allo stesso modo e allo stesso tempo.
Lui ha appena finito di mangiare un panino troppo grasso come lo è anche lui. Ha ancora le mani unte e sembra un bambino che si vergogna. Suda ancora di più di quanto già non sia, sta cercando di mettere a posto tutte le cose inutili che ha portato in spiaggia, gli occhiali da vista con le lenti scure poggiate sopra gli scivolano continuamente sul naso e per rimetterli a posto fa cadere qualcos'altro. È assolutamente imbranato e impacciato. Riesce in qualche modo a caricarsi sottobraccio tutto ciò che non ha usato e si avvia a compiere il cammino a ritroso che sceglie di fare ogni giorno all'ora di pranzo. Forse qualcuno lo aspetta a casa con qualcosa di pronto sulla tavola in attesa, con il piatto coperto da un altro piatto per paura delle mosche.
Ognuno che incontro ha qualcun altro o solo sé stesso, sembra aspettare qualcosa o andare da qualche parte o ancora voler restare dove già si trova. Io comincio a sentire pesanti le gocce di sudore che imperlano ogni piega delle braccia e delle gambe che sono rimaste ferme per troppo tempo. Solo ascoltando, senza guardarmi più intorno, le risate i rimproveri e le parole tutte si fondono e diventano tutt'uno con l'acqua del mare in cui mi immergo con lentezza, finché il mare calmo copre le orecchie, finché sento nient'altro all'infuori di quel qualcosa dentro che non so riconoscere se è amore anch'esso.

 

   
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