| Quella sera, dopo la fiumana, la riva
sfaldata al gioco delle vostre corse
ingenue, non siete tornati
e io,
di tre anni, tre giorni sulle ginocchia
di mia madre, abbracciato al suo dolore.
Adagiati su legni di porta, dalla bocca
un rivolo sottile di bava, di melma,
gente dai casali, dai vigneti e donne e vecchie
un mormorio sommesso per l'aia
chi si segnava, chi portava acqua, chi lenzuoli
e fiori, due uomini in nero dagli sguardi lunghi
e io,
tre giorni su quel grembo duro di singhiozzi
in attesa d'un risveglio come quando Rosalba
e Bruno si fingevano, per gioco, morti
stagioni di silenzio, di respiri grandi
come il vuoto, troppo lungo il gioco... non aspetto più i loro scherzi, i salti
con la corda, mia sorella che mi spettinava
quel 21 settembre piangevo
per venire al fiume, avreste custodito
i miei tre anni, vi avrei salvato, forse,
forse avete salvato me. |